Nella mattinata di sabato 10 febbraio il Questore della Provincia di Chieti, Aurelio Montaruli, ha ricordato la figura di Giovanni Palatucci, ultimo Questore di Fiume, che, prima di essere deportato a Dachau, dove morì il 10 febbraio del 1945, riuscì a salvare migliaia di ebrei dai campi di concentramento nazisti.
La cerimonia è avvenuta a Chieti in Largo Donatori di Sangue di via Principessa di Piemonte, dove è presente un’aiuola dedicata a Palatucci e curata dall’A.V.I.S., alla presenza del Prefetto di Chieti Mario Della Cioppa, del Questore di Chieti Aurelio Montaruli, dell’Arcivescovo Metropolita Mons. Bruno Forte, del Sindaco di Chieti Diego Ferrara, del Presidente dell’A.V.I.S. di Chieti Tullio Parlante, di una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato – Sezione di Chieti e di una classe di studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado “Chiarini”.
Giovanni Palatucci nacque il 31 maggio 1909 a Montella (AV). Superati gli esami da procuratore legale, frequentò a Roma il 14° corso per Vice Commissario di Pubblica Sicurezza presso la Scuola Superiore di Polizia. Assegnato inizialmente a Genova, fu trasferito alla Questura di Fiume, dove fu prima addetto all'ufficio stranieri e poi Questore Reggente.
Durante i suoi anni a Fiume, Palatucci fu coinvolto con il problema della deportazione di ebrei profughi provenienti dall'Austria e dalla Jugoslavia. Nel periodo tra il 1938 al 1944 Palatucci salvò numerose famiglie di ebrei permettendo loro di ricevere permessi di viaggio o di residenza. Per questa sua attività, il 13 settembre 1944 fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau, dove morì il 10 febbraio 1945.
Per la sua attività a favore degli ebrei in Israele fu incluso nella lista dei “Giusti tra le nazioni” dal 12.9.1990.
La Repubblica Italiana gli assegnò la Medaglia d'Oro al Merito Civile il 15.5.1995 con la seguente motivazione: “Funzionario di Polizia, reggente la Questura di Fiume, si prodigava in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l'arresto e la deportazione.
Fedele all'impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l'occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all'arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, ove sacrificava la giovane vita. Dachau, 10 febbraio 1945.”
Nel 2004 la Chiesa Cattolica gli assegnò il titolo di “Servo di Dio”.