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Giro d’Italia, è il giorno della “Cima Pantani”

È partita da Capua la settima tappa del Giro d’Italia che si concluderà a Campo Imperatore

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La Carovana Rosa torna in Abruzzo. Dopo la partenza e le prime tre tappe che hanno visto protagonista le straordinarie bellezze della costa dei trabocchi oggi nuovo arrivo nelle terre di Silone, nell’appennino della provincia aquilana. La tappa odierna è partita da Capua e dopo 218 chilometri si concluderà a Campo Imperatore sul Gran Sasso. Cima che, come è stato ricordato sul sito ufficiale del Giro d’Italia, è meta privilegiata di molti arrivi di tappa mozzafiato.

Tappa interamente abruzzese fu anche l’ottava tappa del 1999: si partì da Pescara per terminare – riporta il sito ufficiale della Corsa Rosa – «in un Campo Imperatore ancora innevato nonostante la fine di maggio». Tutta l’attenzione era per il trionfatore di Giro e Tour l’anno scorso, il Pirata che faceva sognare gli italiani e tutti gli amanti delle due ruote. Non era ancora al massimo della forma, lo dichiarò lui stesso in un’intervista, ma Marco Pantani fu assoluto protagonista e quel giorno regalò momenti entrati nella leggenda del ciclismo e nel cuore di tanti. E fece il vuoto: «mise tutti alla frusta con una serie di accelerazioni e progressioni negli ultimi 2500 metri di scalata, facendo saltare i suoi avversari uno alla volta e Ivan Gotti fu l’ultimo a cedere» e «creò un solco di più di 20” sui suoi avversari, andandosi a prendere la Maglia Rosa». E quel lembo d’Abruzzo divenne per sempre “Cima Pantani”. 

 

«Alle 16 e 04 l' impaziente Pirata molla gli ormeggi del gruppo, semina il terrore fra i nemici. Alle 16 e 19 conquista tappa e maglia rosa. Jimenez a 23". L' inatteso Zuelle a 26". Ivan Gotti a 33". Camenzind a un minuto secco. Jalabert a 1' 15". L' ambizioso Di Luca a 1' 33". Rebellin seppellito a 2' 27". Il tutto in meno di tre chilometri. Aveva ragione Jalabert: "Quando scatta Marco, mi volto dall' altra parte". Da non dimenticare la grinta di Marco: stavolta rabbioso, severo. Maestoso: taglia il traguardo, sorride appena, solleva un attimo la mano destra, come per dire: "Il mio primato non si discute". La folla sbarella d' entusiasmo. Qualcuno sventola la bandiera nera col teschio dei corsari. La gente non applaude: accompagna l' ascesa di Marco con un urlo prolungato che è un infinito atto d' amore. Brividi d' emozione: di quelli che un giorno si dirà, "io c' ero"». 

Così il giorno dopo su Repubblica furono ricordati quei minuti di passione e ardore, nonostante la neve, la nebbia e temperature glaciali, entrati nella leggenda. Sono passati ormai quattordici anni ma il ricordo è imperituro. Sui social nelle scorse ore diverse le immagini di striscioni pronti per la tappa odierna per ricordare il Pirata. E quel rapporto con le persone, con gli appassionati, con chi quel giorno era a Campo Imperatore o ha trepidato, tifato, si è commosso di fronte alla tv. Un rapporto speciale, umano, che non è stato minimamente scalfito da quanto accaduto da Madonna di Campiglio durante quell’edizione del Giro. Lo testimonia la cronaca di Repubblica: la folla lo adorava e si identificava in lui, l’entusiasmo delle sue fughe andava oltre la semplice passione sportiva. Marco Pantani non è stato e non è solo un ciclismo, era il ciclismo. E le immagini dei suoi trionfi, delle sue fughe, “scatta Pantani”, “Marco si è tolto la bandana” e frasi simili entrata nella storia della televisione sportiva risuona ancora nella memoria. Campo Imperatore è diventato quel giorno “Cima Pantani” e oggi con il ritorno della “Carovana Rosa” ancora una volta Marco Pantani sarà nella mente e nel cuore degli appassionati e di tantissimi.  

 

 

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