La notizia da ieri mattina rimbalza sui social e sulla stampa nazionale ed internazionale: è stato arrestato Matteo Messina Denaro, l’ultimo grande boss di Cosa Nostra ancora in libertà. Era stato interrogato durante un processo in Sicilia nel 1993, il cui audio è stato recuperato due anni fa dalla giornalista del Tg1 Giovanna Cucé e dall’Associazione Antimafie Rita Atria nell’ambito delle ricerche per il libro “Io sono Rita. Rita Atria, la settima vittima di via D’Amelio”, e poi aveva fatto perdere le sue tracce. Trent’anni di latitanza che sono stati interrotti ieri mattina presso la clinica “La Maddalena” di Palermo.
Si rincorrevano da tempo voci sulle condizioni di salute di Messina Denaro, il cancro (un destino che lo accomuna agli altri due grandi boss, Provenzano e Riina) poteva accelerare la fine della sua latitanza. E così è stato. L’Adn Kronos ieri pomeriggio ha pubblicato una cartella clinica risalente al 2020 in cui già venivano evidenziate metastasi e un forte avanzamento del cancro che ha colpito l’ex “primula rossa” della mafia stragista. Gravi condizioni di salute che, ha dichiarato già ieri il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, sono attualmente compatibili con il regime del 41bis. La notte appena trascorsa, la prima in carcere dopo decenni di latitanza, è stata per Messina Denaro la prima proprio in 41bis.
Ieri mattina dopo l’arresto Messina Denaro è stato portato nella caserma dei carabinieri San Lorenzo. Tappa successiva della giornata il trasferimento all’aeroporto militare Boccadifalco per essere condotto in un carcere di massima sicurezza lontano dalla Sicilia. Il carcere designato, riportano questa mattina alcuni organi di stampa nazionali, è quello del capoluogo abruzzese. Giunto in serata all’aeroporto di Pescara Messina Denaro, infatti, è stato trasferito nel carcere di L’Aquila. Lo stesso carcere in cui sono stati detenuti in passato Totò Riina, Leoluca Bagarella, Giuseppe Graviano (la cui permanenza fece scalpore tre anni fa per le conversazioni intercettate contro il giudice Nino Di Matteo), la brigatista Nadia Desdemona Lioce, Raffaele Cutolo e Francesco Sandokan Schiavone.