Il mistero dei 7 arcangeli nella chiesa di San Michele di Vasto

Donatella Zappitelli
22/09/2022
Luoghi
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In Via Rimembranza, a Vasto, sorge una chiesa ottagonale a comandare il belvedere sul promontorio del golfo della città. Questa chiesa racchiude una particolarità unica in tutto il mondo.

La sua costruzione inizia il 14 settembre 1827, dopo la richiesta, da parte dei cittadini di Vasto a Papa Leone XII, di nominare San Michele Arcangelo patrono della città. Leggenda vuole, infatti, che fu il miracolo di San Michele a salvare la popolazione dalla pestilenza che colpì la cittadina abruzzese tra il 1817 e il 1818.

Sembra essere, a tutt’oggi, l’unica chiesa che conserva, oltre alla statua di San Michele posta sopra l’altare, anche le statue degli altri Arcangeli, in tutto 7, con l'enunciazione dei loro nomi e funzioni: a partire dalla domanda “Quis ut Deus?” ("Chi è come Dio?”) apposta alla raffigurazione dell’Arcangelo Michele.

La storia dei 7 arcangeli resta un mistero all’interno della stessa ortodossia cattolica. L’unico luogo biblico in cui si ha menzione esplicita dei 7 Arcangeli e dei loro nomi e funzione è il Libro di Enoch, opera giudaica postbiblica del I secolo d.C. e reputata canonica unicamente dalla Chiesa Copta e non dalla Chiesa Cattolica, la quale, anzi, più volte nel corso della storia ha messo un freno al culto degli arcangeli, accettando soltanto i nomi dei tre che vengono menzionati nei libri canoniciRaffaele, che nel Libro di Tobia afferma “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore” (Tb 12, 15); Michele, citato nel Libro di Danielenell’Apocalisse del Nuovo Testamento dove è considerato il capo degli angeli (Ap 12,7) e riconosciuto come arcangelo nella Lettera di Giuda (Gd 9); Gabriele, che compare come angelo nell’Annunciazione di Maria (Lc 1,26). Per il resto, basti citare la proibizione dell’invocazione di Uriel (“Fuoco di Dio” o “Luce di Dio”) come quarto arcangelo nel Concilio di Aquisgrana del 798, e l’ultimo decreto a riguardo, Litteris Diei  del 6 giugno 1992, tuttora in vigore, che afferma “è illecito insegnare e utilizzare nozioni sugli angeli e sugli arcangeli, sui loro nomi personali e sulle loro funzioni particolari, al di fuori di ciò che trova diretto riscontro nella Sacra Scrittura; conseguentemente è proibita ogni forma di consacrazione agli angeli ed ogni altra pratica diversa dalle consuetudini del culto ufficiale”.

Ma allora, com’è possibile che in una Chiesa del XIX secolo, a Vasto, si trovi un’esplicitazione così forte del culto degli Arcangeli?

I 7 Arcangeli ricomparvero nel 1516 quando il sacerdote Antonio Lo Duca riscoprì le loro immagini nella volta della Cappella Palatina a Palermo, riaccendendo un ampio, seppur temporaneo, interesse  di culto. Ma, rapidamente, il culto degli Arcangeli fu soppiantato da quello per l’Angelo Custode oppure condensato nel culto del solo Arcangelo Michele. 

Ed è questo nodo che lega la Chiesa di San Michele di Vasto ai biblici o, meglio, mitici arcangeli: si insedia nel solco di una tradizione vasta e dalle molteplici sfumature che trasporta significati antichi, misteriosi. Essa è stata costruita su una ley lines, la Linea Sacra di San Michele che allinea perfettamente sette santuari e che, leggenda vuole, fu tracciata dal colpo di spada dell’Angelo nel suo scontro con il demonio, ricacciandolo nelle profondità dell’inferno. 

A proteggere il culto dell'Angelo o degli Angeli, a Vasto, dall'altare trionfa San Michele con la sua spada al comando della schiera degli Arcangeli, ognuno con il proprio, divino, ruolo.

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