Sevel, aperta procedura rinnovo contratto collettivo

L’entusiasmo sul recente traguardo e su possibili future prospettive coniugate dai sindacati con riflessioni e proposte

Alessio Di Florio
19/10/2022
Attualità
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Il recente raggiungimento del traguardo dei 7 milioni di furgoni prodotti in Sevel ha suscitato grandi entusiasmi. Così come le prospettive di joint venture tra Stellantis (gruppo di riferimento di Sevel) e Toyota

Entusiasmi che si coniugano per i sindacati presenti nello stabilimento in Val di Sangro con riflessioni e proposte su condizioni di lavoro e le prospettive contrattuali. Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr hanno aperto la procedura per il rinnovo del Contratto collettivo specifico di Lavoro di CNHI, Ferrari, Iveco e Stellantis in scadenza al 31 dicembre di quest’anno per il successivo quadriennio 2023-2026. La piattaforma sindacale vede al centro “reale partecipazione per lo sviluppo industriale e occupazionale tenuto conto delle ricadute della transizione ecologica e digitale”, l’effettivo “coinvolgimento dei lavoratori alla organizzazione aziendale”, “la salvaguardia e crescita salariale ed economica” e “la tutela delle condizioni di lavoro, con particolare riguardo ai temi della salute e sicurezza, della formazione e della crescita professionale”. 

Queste alcune delle proposte dei sindacati:

Incremento della paga base nel 2023 dell’8,4%, nel 2024 del 4,5%, nel 2025 del 2,5%.

Aggiornamento e miglioramento del premio annuo variabile.

Subordinare l’assorbimento dei superminimi individuali al solo caso in cui essa sia stata indicata esplicitamente all’atto della concessione.

Procedere con la rivalutazione dell’indennità di funzione direttiva.

Definire una quota di salario sotto forma di beni e servizi uguale per tutti i lavoratori, anche al fine di approfittare delle opportunità di detassazione e di decontribuzione offerti dal legislatore.

Incrementare la quota a carico azienda e prevedere la possibilità da parte del lavoratore di abbassare la quota di contribuzione minima a proprio carico.

Estendere la contribuzione di miglior favore oggi prevista per gli apprendisti a tutti i lavoratori under 35.

Introdurre l’elasticità di orario per i lavoratori a giornata non collegati alla produzione nell’utilizzo della pausa mensa non retribuita (min. 30 m) e negli orari di entrata e uscita del lavoro. Per gli impiegati che godono già dell’elasticità di orario, portare la stessa a 2 ore (con possibilità di inizio a 7.30 e con pausa pranzo di 30 minuti).

Prevedere maggiorazioni e voci specifiche per il lavoro in regime ordinario del sabato.

Rivalutazione delle indennità previste per elemento specificocompetitività ciclo continuo, rapportando gli importi alle ore effettivamente lavorate. Per il caso specifico del ciclo continuo chiarire il sistema di pagamento della festività cadente nella giornata di riposo parificata alla domenica.

Rivedere la disciplina dei recuperi produttivi, limitando il numero massimo di ore per cui è utilizzabile l’istituto durante l’anno, migliorando il trattamento economico e specificando che esso possa essere fatto solo nelle settimane in cui si sono effettuati tutti i giorni lavorativi.

Proseguire sulla strada del miglioramento continuo delle condizioni di lavoro, con particolare riguardo alla salute e sicurezza, nonché all’ergonomia delle postazioni. Assicurare le migliori condizioni possibili, a partire dalle linee di montaggio, affiancando ai metodi classici di rilevazione e abbassamento del rischio nuovi strumenti quali ad esempio il Re-Hub, che aiuta l’operatore anche con il coinvolgimento di fisioterapisti in caso di bisogno.

Le condizioni di lavoro e le politiche sociali sono state al centro, anche, del recente sciopero dello Slai Cobas negli ultimi due fine settimane. Il sindacato di base contesta “La politica concertativa, la mancanza di legislazione sulle delocalizzazioni ed il ricorso a provvedimenti” su una “incessabile situazione emergenziale”. Misure, scrivono i rappresentanti del sindacato, che “non contrastano un esponenziale numero di morti bianche” e “peggiorano a livello normativo e contrattuale le condizioni di salute e sicurezzaper i lavoratori in particolare quelliprecari”. “La mancanza diinvestimenti infrastrutturali, di riconversione delle principali aziende manifatturiere provocano aumentodella disoccupazione,diseguaglianza edella povertà” e il “progressivo smantellamento deiservizi essenziali(scuola,sanità,trasporti),la selvaggia privatizzazione della gestione delle reti di acqua,luce e gas si riversano esclusivamente sulle classi sociali già duramente provate” la protesta dello Slai Cobas. 

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