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Le sciavunèlle: il cacao di una volta

Redazione
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Qualcuno ha mai sentito parlare delle “sciavunèlle”? Sono un cibo antichissimo, molto conosciuto dalle persone più anziane del nostro territorio che in italiano si chiamano le carrube. Si parla tra l'altro delle “sciavunèlle”, nella famosa canzone vastese “Uaste bbelle terra d’eure”.  Nel testo : “Nimme puzze ma scurdaje , fore la porte a lu Cuastelle, addò 'Zì Sande Pandalàune  vennàive ndriche e sciavunèlle.”

Ma cosa sono le carrube? Sicuramente un frutto povero dei nostri avi. Un tempo era facile trovarle nelle feste patronali.

Il carrubo, il cui nome deriva dall’arabo kharrub, è una pianta sempreverde, molto longeva che può arrivare anche a 500 anni, è di grandi dimensioni. Il carrubo nasce come albero spontaneo nelle terre del bacino orientale del Mediterraneo e la sua coltivazione pare abbia avuto inizio, al tempo dei Greci, ma furono gli Arabi che ne intensificano la produzione e lo diffusero.

Chi ha assaggiato qualche volta la carruba, conosce il suo sapore dolciastro, che ricorda quello del cioccolato, ma è più ricca di nutrienti e contiene meno calorie. Inoltre, non ha sostanze che possono creare allergie e per questo motivo rappresenta un valido sostituto del cioccolato per coloro che hanno allergie o intolleranze.

 

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