C'è un luogo, nelle terre più alte di Chieti, all'interno del Parco Nazionale della Majella, in cui l'incontro faunistico più facile non è quello con il lupo né con il cinghiale, il daino o altri ungulati, ma quello con la Salamandra appenninica (Salamandra salamandra gigliolii), un grosso anfibio giallo e nero che in quest'area riscontra una densità fino ai 5000 individui per ettaro, la più alta di tutta Europa.
Si tratta della Riserva naturale Quarto di Santa Chiara, lungo la strada provinciale n.164 che collega la cittadina di Gamberale al Valico della Forchetta (in territorio di Palena). Una strada che, se percorsa in bicicletta, offre alla vista uno spettacolo lento e denso di suoni, odori e colori, poiché taglia in due una vasta zona boschiva caratterizzata da estese formazioni forestali, ruscelli, torrenti e rii, in cui il clima umido permette la diffusione di diverse specie di anfibi che qui, da ormai migliaia di anni, hanno trovato l'habitat ideale per la riproduzione e la nidificazione. La piccola fauna prolifera nel sottobosco e nei rivoli d'acqua, sotto la quiete di grandi e fitti faggi (Fagus sylvatica) dalle radici ricoperte di muschi. Per qualsiasi bambino qui non sarebbe difficile immaginare l'esistenza di gnomi e fate che proteggono la magia del bosco, e non sembra così assurdo che nella mitologia delle saghe popolari e delle tradizioni alchemiche le salamandre fossero creature del fuoco cui veniva attribuita la capacità di creare le fiamme e di dominarle, attraversandole rimanendo illese.
In questo luogo è autunno anche in piena estate: se si ha la fortuna di una giornata piovosa, facendo attenzione a non disturbare eccessivamente, ci si può addentrare nel calpestio delle foglie umide e, in una fumigazione di odori di funghi e di bacche, aguzzare la vista per scovare piccoli e grandi anfibi semplicemente vivere la loro vita nel loro ambiente. A volte è necessario volgere lo sguardo non solo a ciò che è più evidente e macroscopico, ma anche a ciò che è piccolo e solo per questo, spesso e ingiustamente, reputato non degno di attenzione: la flora non è solo quella dei grandi alberi né la fauna è solo quella dei grandi mammiferi, anzi ogni micro habitat ha la sua indispensabile funzione nel contribuire al delicato equilibrio della vita sulla Terra.
Oltre alla già citata Salamandra appenninica, che raggiunge i 25 cm di lunghezza, qui si possono osservare: la Salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata), più piccola e dai colori più scuri, tale da essere ancor più mimetizzata, la Rana appenninica (Rana italica), il Rospo comune (Bufo bufo) e l'Ululone appenninico (Bombyna pachypus), un anfibio coloratissimo, dal ventre giallo costellato di macchie bluastre.
Nell'avvicinarsi a queste creature è bene tenere a mente la regola del guardare ma non toccare: la pelle degli anfibi, infatti, è rivestita di uno strato mucoso indispensabile per la loro respirazione, per cui il contatto con la nostra epidermide può loro risultare fatale.
Nell'auspicio di una convivenza sinergica tra natura ed antropizzazione, nella consapevolezza ormai che non sono gli animali che attraversano le strade ma, semmai, sono le strade che attraversano gli Habitat naturali, l'anno scorso, precisamente il 14 maggio 2021 grazie all'iniziativa “Una strada per la salamandra” furono installati sottopassi stradali, tuttora funzionanti, con barriere mobili che convogliano le salamandre e gli altri piccoli animali da una parte all'altra della carreggiata, al fine di proteggerli dall'impatto con le autovetture nel loro arrischiarsi sull'asfalto.
Evviva la Natura e evviva chi la cura!